Nuovo film di Tarantino, e tutti ad acclamare subito il capolavoro. Ma permettetemi di dire, col rischio di beccarmi anche qualche insulto, che ogni uscita di questo regista, quasi ci fosse una sorta di timore implicito a parlarne in modo critico, viene sempre in qualche modo sopravvalutata e circondata da un alone di “valore aggiunto” che non sarebbe stato tale se la stessa pellicola fosse uscita a nome di un altro. Questo non significa, da parte mia, partire prevenuti nei confronti del regista, anzi è esattamente l’opposto: cercare di dare un giudizio personale senza influenze esterne che, in casi come questi, si fanno molto sentire. Ma parliamo del film…
E’ vero, la pellicola in questione riassume tutti gli aspetti positivi e pregevoli dei film di Tarantino, e forse è davvero il suo film più riuscito, ma certo si porta dietro anche degli aspetti negativi. Aspetti che si palesano soprattutto nell’episodio centrale, composto da un dilogo decisamente troppo lungo, che mette a dura prova la pazienza dello spettatore, contando che anche il resto del film è costellato da dialoghi che, per quanto ben scritti e originali, tendono a rendere statica la narrazione d’insieme. Inoltre, sempre nel suddetto episodio, il pregevole gioco delle citazioni sfocia in un’esasperazione di auto-citazionismo che francamente poteva essere risparmiata.
Poiché nella quasi totalità delle recensioni e dei commenti ci si sofferma solo sugli apsetti positivi, mi sembrava giusto nei confronti degli spettatori dare anche uno sguardo agli aspetti negativi che purtroppo ci sono. Senza rancore, Quentin…. 😉
Henry (Eric Bana) ha una rara malattia genetica a causa della quale viaggia nel tempo e non è in grado di controllarlo; non può stabilire né il momento della partenza, né il luogo di arrivo e nè quanto durerà il viaggio.
Henry non può portare niente con sé nel futuro o nel passato, nemmeno i vestiti, così compare sempre nudo e deve cercare di trovare vestiti, cibo e un posto al sicuro dove stare aspettando di tornare nel presente…
Clare (Rachel McAdams) proviene da una famiglia ricca, frequenta una scuola cattolica e poi si trasferisce a Chicago per frequentare un istituto d’arte.
Clare conosce Henry perché lui viaggiando nel tempo la incontro quando lei aveva solo sei anni e poi continuano ad incontrarsi.
Nel presente i due si innamorano e cercano di costruirsi una vita normale, nonostante la particolarità di Henry…
Il film diretto da Robert Schwentke, è tratto dal romanzo “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” di Audrey Niffenegger.
Solo per due settimane a partire dal prossimo 28 ottobre, approderà sul grande schermo il Re del pop in un documentario che mostra la preparazione del suo ultimo tour che avrebbe dovuto andare in scena l’estate appena passata.
Videocracy è un documentario che, per chi vive in Italia da sempre, non rappresenta nulla di particolarmente nuovo dal punto di vista degli argomenti affrontati, anche se comunque rivedere sul grande schermo il mondo che nostri media ci propongono ogni giorno, e qualche “ditetro le quinte” in più, può aiutarci ulteriormente ad aprire gli occhi. Se pensiamo poi che questa pellicola è dedicata per lo più al mercato estero, allora non ci verrà difficile pensare che molti potrebbero rimanere con gli occhi sbarrati.
G-Force – Superspie in missione ha come protagonisti una squadra di agenti segreti un po’ particolare, formata da tre porcellini d’ India, una talpa e una mosca. La strana squadra, denominata G-Force, è alle prese con un produttore di elettrodomestici che minaccia di distruggere il mondo.
Gli agenti del governo ostacolano la G-Force, però le piccole spie porteranno lo stesso a termine la missione, malgrado la scoperta di non essere geneticamente modificati come credevano. La morale è che per vincere non servono superpoteri, ma bastano fiducia in se stessi e buoni amici.
Il film è simpatico, la trama non è nulla di particolare, ma i protagonisti sanno divertire e far ridere lo spettatore…
La Custode di Mia Sorella è un film drammatico che parla di una giovane ragazza malata di leucemia e della sua famiglia. Oltre alle tematiche tipiche della malattia e delle reazioni dei vari componenti della famiglia, la pellicola introduce l’intertessante tema della sorella minore concepita in provetta per mettere a disposizione della malata materiale organico (prima midollo, poi un rene). Tuttavia, più che un vero approfondimento, si ha l’impressione che la messa in scena consista nel susseguirsi di situazioni sempre più enfatiche con lo scopo di far aprire il più possibile i “rubinetti” agli spettatori.