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horror-serioTributo allo storico Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922, capolavoro assoluto del regista e in generale uno dei capisaldi del cinema espressionista tedesco.

Questo film a dispetto di ciò che si potrebbe pensare non è un remake come poteva esserlo il Nosferatu- principe della notte di Werner Herzog (interpretato dal grande Klaus Kinski, con Isabelle Adjani), del 1979, ma bensì un’inventata ricostruzione abbastanza pittoresca del making di Nosferatu, dietro al quale ci celano leggende che vedono come interprete un vampiro realmente esistito e non un attore. Alcune voci aleggiano sull’ipotesi che Murnau avesse ingaggiato Max Schreck, un attore di teatro, e che in realtà questi fosse un vero vampiro, altri invece sostengono che l’attore che interpretò il conte Orlok (questo il nome del protagonista del film, cambiato appositamente per problemi legali con il copyright sul romanzo di Bram Stoker) non fosse Shreck ma un vampiro vero che il regista incontrò in viaggio sui Carpazi.

Che vi crediate o meno a queste leggende il film L’ombra del vampiro tratta appunto di questo, prendendo in considerazione la seconda ipotesi, ed è rincuorante vedere come accanto a fatti completamente (e ovviamente) inventati vi siano anche riferimenti storici ben precisi, e parecchie scene del film sono attenenti a documentazione vera. Credo che ci sia stato oltretutto uno studio approfondito, con fondamenta ben solide, su Murnau (pare sia vero che fosse omosessuale) , sulla sua troupe e sui vari spostamenti nei Carpazi e i vari cambi di location ai fini di girare il film.

Questo film quindi può essere tranquillamente interpretato in parte come un documentario di quello che fu il “making of “ del film del 22 e dall’altra un fantasioso viaggio cinematografico nelle credenze tramandate in tutti questi anni. L’ombra del vampiro è in se ben girato, con trovate eccellenti a livello di riprese, e gioca abbastanza bene su quelli che presumo fossero le intenzioni di chi lo ha pensato, ovvero il ricreare un’atmosfera rarefatta e misteriosa e porre maggiore attenzione sul fascino che gira attorno ad un film così vecchio, quindi l’obiettivo è in un certo senso centrato. Dall’altra parte ahimé abbiamo un film troppo statico e descrittivo per essere goduto e per colpire che forse può interessare solo quelli più appassionati dello storico film del 22. Non sono presenti, per così dire, sequenze altamente significative ma è tuttavia bello come risalti la psicologia di quello che dovrebbe essere un vampiro vero , calato nei panni di un attore, per ottenere (si scoprirà poi) come “premio” l’attrice che dovrebbe interpretare Ellen.

Interessante il gioco che propone Merhige facendo vedere quali sarebbero dovuti essere (nella fantasia del film) i retroscena, immaginando ad esempio che l’attrice Greta Schröder e tutta la troupe alla fine possano essere effettivamente morti tutti (ipotesi non palpabile) e il Nosferatu realmente dissolto allaluce del sole, e mischiandoli poi alla realtà dei fatti documentabili (bello il passaggio dalla regia “film” a quella in bianco e nero con “iride ristretta” tipica del cinema espressionista, accostata poi a qualche scena originale del film).

Interessante dunque se preso dal punto di vista più pittoresco e non nascondo che questo film in senso lato è anche intrigante, ma ciò non basta ad attirare un pubblico più vasto o, al limite, ad appassionare completamente uno spettatore più appassionato alla storia, perché è il film in se che in qualsiasi modo lo si possa rigirare non avrebbe potuto pretendere di più. Quindi, per ciò a cui è necessario è promosso, ma paragonato a visioni più scorrevoli non lo consiglio alla maggior parte di voi. Se volete dargli comunque un’occhiata perché avete letto riguardo Murnau o Shrieck e immergervi così in un’atmosfera vetusta non è certo una cattiva visione questa.

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