Mettete insieme un “sex toy” tipicamente femminile, la Londra puritana del 1880 e un pizzico (ma proprio piccolo) di storia vera. Viste le premesse, il risultato è straordinariamente sorprendente e vede il suo punto di forza principale nel mantenere costantemente a debita distanza la provocazione e la volgarità, anche nelle situazioni più “piccanti” (specifichiamo che nulla viene mai mostrato ma solo evocato).
Hysteria si presenta perciò al pubblico come una commedia dalla premessa originale e ben congeniata, che diverte sopratutto per il contrasto fra l’argomento trattato e il modo serioso (oserei dire quasi da “luminari”) in cui viene affrontato dai protagonisti. Il tentativo di insrerie qualche tematica sociale (la condizione della donna, i preconcetti della medicina dell’epoca verso le nuove scoperte) non si può dire riuscito un gran che, ma rappresenta comunque un contorno interessante di quella che deve essere presa per quello che é: una commedia che ci mostra la vera origine terapeutica e, nel suo piccolo, la genialità di un oggetto di cui oggi ci si vergogna a fare il nome.