Il Mio Mondo Cinema

Horror-sgomentoL’ennesimo film d’ispirazione The Texas Chainsaw Massacre. Dopo un remake, successivo prequel e tante produzioni di netto tributo a questo capolavoro si ha ancora voglia di uscire sul mercato con film a stampino, e stavolta si va in Francia.

Se Rob Zombie con La casa dei mille corpi, sua opera prima, ci aveva regalato un ottimo film che vantava, proprio come punto di forza, una rispolverata e rifiorita attinenza con il miglior Hooper del ’74 (degno di nota però per aver apportato valore aggiunto e stile personale) qua, tanto per fare un paragone, ci ritroviamo tra le mani un clone ai limiti del plagio.

Possiamo affermare che alcune scene di Frontiere(s) siano state copiate tali e quali dal movie del ’74,qualcosa anche dai nuovi e da quelli di Rob Zombie (se vogliamo essere pignoli anche con Hostel nella scena del “tendine”) e in più punti l’operazione di copia/incolla è estremamente evidente.

Che cosa questo film lasci nella mente una volta conclusosi è scontato: il nulla.

Se allo stato effettivo il regista ha cercato di sagomare la fotocopia con spunti di trama nuovi rispetto alla storia di Non aprite quella porta, il “plus” in questione è talmente tirato per le lunghe e sterile da risultare addirittura un punto debole. Anche la scelta di conservare le scene truci e sanguinolente per di più verso la fine gioca a sfavore della possibile morbosità di un film che, per il filone di estrazione, poteva fare più leva su questo.

Devo dire che ho trovato oltretutto poco ispirata sia la recitazione, barbosa, che i dialoghi alquanto dispersivi e privi di senso ai fini dell’assimilazione della trama: gli attori dovrebbero sembrare degli schizzati omicida e mettere inquietudine ma l’effetto è contrario, con personaggi stra-sterotipati nella caratterizzazione e nelle azioni; alcuni monologhi o discorsi tra gli “assassini” fanno rallegrare per il contenuto delle frasi che non possono che essere prese sul ridere, e tutto scorre via come fosse acqua, non colpisce per nulla ed anzi innervosisce .

Unico punto forse positivo è il clima sudicio e maleodorante in cui viene ambientato il tutto, notevolmente ricercato, tra cunicoli strettissimi e una prigione-porcile sottoterra dove vengono segregati i malcapitati, il tutto supportato da una regia claustrofobia ma, ahimè, estremamente canonica.

Guardando Frontiere(s) mi è sorto il dubbio che in questi anni il concetto di “remake” , di “revival” o di “tributo” abbia effettivamente preso più piede rispetto a film con qualcosa in più di perlomeno originale ed è triste vedere che tanti soldi vengono spesi con risultato pessimo. L’interesse per i capostipiti del genere è giusto che ci sia ed è applaudibile la passione e la bravura con la quale molti registi sono riusciti a fare film vecchio stile, praticamente quasi identici alle produzioni del periodo, pur apportando innovazione. Se budget sostanziosi (ma anche non) fossero applicati ad idee buone potremmo anche assistere alla rinascita di un genere che poco ha da dire negli ultimi anni, a parte rari casi.

Tornando al film chiudo dicendo che è irrilevante la visione se paragonato a decine di film accostabili molto migliori, al massimo lo consiglio solo ai più curiosi. La minestra nel piatto è sempre quella e se era intento del regista arrivare ad esprimere qualcosa in più, qualche passo è stato sbagliato, perché il sentiero narrativo sembra in questo caso non portare a nulla. Se non siete ancora stati saziati da Texas Chainsaw Massacre andate a guardavi/riguardarvi quello, che è l’orignale, o andate alla ricerca di quei pochi similar-style riusciti meglio (non c’azzecca nulla ma vi consiglio Alta Tensione sempre francese).

Come direbbe Optimus Prime “Transform Flart!” (cit. per chi ha visto il film 😉 ) .

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